Ettore Fieramosca Conte di Miglionico

Ettore Fieramosca nacque a Capua 1476 (?) e morì a Valladolid (Spagna) nel 1515.
stemma-fieramoscaNel 1492 entra al servizio della corte aragonese come paggio e vive con uno stipendio mensile di 10 ducati. Ancora giovanissimo, nel 1494, riceve il comando di un contingente di balestrieri a cavallo con la quale combatté, per Ferdinando II, contro Carlo III. Ettore seguì Ferdinando II anche nell'esilio e fu al suo fianco durante l'assedio di Gaeta; nel 1497 era nelle Marche. Combatté a Fermo dove, con il fratello Guido, difese eroicamente il castello di Offida minacciato da Oliverotto da Fermo. Era il 1498 quando riceve in feudo, dal re di Napoli, il castello di Caspoli. Nello stesso anno ritorna a combattere i fermani per conto del signore di Ascoli Piceno Astolfo Guiderocchi. Nell'occasione viene accolto con tutti gli onori a Ripatransone. Nel 1501 si distingue nell'azione offensiva al castello di Calvi dove si sono asserragliati dei nemici. Poi, passato alla difesa di Capua agli ordini di Fabrizio Colonna, alla caduta della città, viene catturato. I francesi gli sequestrano la rendita della gabella nuova di Capua ed i feudi di Rocca d'Evandro e di Camino. Nell'anno successivo Fieramosca contrasta i francesi in Puglia tra Andria, Trani e Barletta agli ordini di Prospero e Fabrizio Colonna e combatte nella battaglia di Cerignola al fianco di Andrea da Capua. Agli inizi del 1503, mentre si trovava tra gli assediati nella città di Barletta, partecipò al famoso duello tra cavalieri italiani e francesi passato alla storia coma la Disfida di Barletta. I tredici cavalieri italiani erano: Ettore Fieramosca da Capua, Giovanni Capaccio con Giovanni Brancaleone ed Ettore Giovenale da Roma, Marco Carellario di Napoli, Mariano da Sarni, Romanello da Forlì, Ludovico Aminale da Terni, Francesco Salamone e Guglielmo Albimonte, siciliani, Miale da Troia Riccio da Parma e Fanfulla da Lodi. La sfida, combattuta accanitamente da entrambe le parti, finì con una strepitosa vittoria italiana.  La vittoria degli Italiani fu di buon augurio per le armi spagnole, le quali, giunta la primavera, ripresero con successo l'offensiva. Ettore Fieramosca, dopo la vittoria, ebbe il titolo di Conte di Miglionico. Inoltre, il re Ferdinando il Cattolico da Medina del Campo gli conferma i feudi di Migliano Monte Lungo, Rocca d'Evandro, Camino e Camigliano, la gabella nuova di Capua ed altri privilegi fiscali in più riceve la signoria di Acquara.
Il cavaliere capuano, oltre ai privilegi, guadagnò anche un duraturo odioda parte dei francesi tant'è che quando questi ultimi, nel 1805, occuparono il Napoletano, distrussero il monumento che, a Barletta, ricordava la vittoria degli Italiani. Il monumento che fu poi restaurato nel 1846. Fieramosca, comunque, continua la sua attività di condottiero e, sempre nel 1503, rientra in Capua con 500 cavalli e scaccia i francesi di Ivo di Allègre e di Antonello da San Severino, inoltre, nella valle del Garigliano, riconquista Rocca d'Evandro e Camino, occupate da Federico di Monforte. Nel 1507, con la pace di Blois, è costretto a restituire Rocca d'Evandro e Camino al Monforte, la contea di Miglionico al principe di Bisignano Bernardino da San Severino; in cambio gli viene proposta la signoria di Civitella del Tronto negli Abruzzi. Ettore non accetta e viene imprigionato dal re di Spagna. Alla fine, comunque, cede ricevendo a titolo di compensazione per i beni perduti 600 ducati. In seguito, per necessità e costretto a vendere Camigliano. Dice la leggenda che fosse caduto in disgrazia per aver amato la figlia del re e che, imprigionato, fosse stato poi liberato per intercessione di lei e mandato in esilio.
Nel 1510, cerca di passare al soldo dei veneziani ma le trattative falliscono per le sue richieste ritenute esose (chiede una condotta di 100 uomini d'arme e di 100 cavalli leggeri nonché il comando dell'artiglieria ed una compagnia di 150 cavalli leggeri per i due fratelli Guido e Cesare).
Nel 1514 si trasferisce in Spagna dove, a Valladolid, nel gennaio del 12505 muore.
Delle spoglie mortali di Ettore Fieramosca non si hanno tracce. Nell'abbazia di Montecassino, a destra dell'altare maggiore, Isabella Castriota, vedova di Guido, aveva fatto erigere un sepolcro monumentale degno del marito, morto nel 1532, condottiero e capitano, che ne perpetuasse il ricordo e nel quale fosse anch'essa sepolta dopo la morte, che avvenne quattordici anni più tardi ed è in questa tomba che, per molto tempo, si è creduto che fosse sepolto Ettore.

Conte di Miglionico: 2 novembre 1487

Questo personaggio nobilita il Castello di Miglionico e lo rende valido per quei duri tempi di sollevazione contro i francesi invasori chiamati dal Papa. Sotto la signoria del Fieramosca la vita del feudo diventò prospera e il nome divenne celebre. Dopo il fatto d'armi di Barletta tra Francesi ed Italiani capitanati da E. Fieramosca, a « quest'ultimo uscito coi segni di vittoria dal campo della disfida, fu concesso il titolo di Conte di Miglionico ». L'Enciclopedia Treccani voce Barletta dice: « Ettore Fieramosca ebbe conferma dei suoi feudi ed il titolo di Conte di Miglionico »... Ad Ettore Fieramosca fu dato sul campo, in aggiunta ai titoli nobiliari e feudali della famiglia, il titolo di Conte di Miglionico e Signore di Acquara. Fu veramente conte di Miglionico il Fieramosca e ritenne il « feudo come prediletto »? Nel restauro della Civica Chiesa « S. Maria delle Grazie », di recente nel 1972, venne alla luce un bellissimo affresco attribuito da studiosi della storia locale e dalla soprintendenza alle belle arti, al periodo del sec. XV: raffigura da una parte un corteo con clero (vescovo-sacerdoti-religiosi-congreghe, ecc. con insegne religiose) autorità e popolo che incedono in processione verso l'immagine gloriosa della Vergine (rimasta solo in parte perché al centro dell'affresco nel 1800 vi fu aperto un finestrone) e dall'altra parte il Signore con la corte e le schiere di soldati che alzano le armi verso la Vergine: sopra un cartiglio con diciture di gratitudine del popolo miglionichese e del feudatario che viene distinto dallo stemma del Fieramosca. Ugualmente altri due stemmi sono collocati in detta Chiesa Civica sotto l'affresco della Natività di Maria e sulla vela delle campane. Ma ancora come se non bastasse viene fatta risalire all'eroe di Barletta la dotazione di alcune terre in località « Porticella di Pomarico » in agro di Miglionico alla « B. V. Maria delle Grazie » perché la « festa sia la principale » non solo nell'abitato, ma anche in agro. Le due feste vengono sempre celebrate: una il giorno 8 settembre: Natività di Maria SS.ma e l'altra la 3° domenica di settembre. Tutti gli atti medievali e meno parlano sempre di detta iniziativa come dovuta al Conte di Miglionico Ettore Fieramosca. Perfino il vecchio « pallio » della Congrega di S. Maria delle Grazie, conservato dal Parroco, porta nel rovescio lo stemma di E. Fieramosca, come si trova nella « Cantina della Disfida » a Barletta. Nel centro storico da molti anni c'è una via dedicata ad E. Fieramosca, come c'è quella dedicata al Re Milone. Urbano II fu anche ospite del Castello di Miglionico nel 1092, quando si recò a Matera.

Ettore Fieramosca dopo la vittoria alla Disfida di Barletta si acquistò titolo per Viceré di Salerno, Conte di Miglionico e Signore dell'Acquara. A Miglionico, oltre d'avere illustrato la posizione strategica del Castello elevandone le mura e la merlatura, ha lasciato larga traccia nella vita civica istituendo e finanziando la Festa della « Madonna delle Grazie » e della Porticella (in concorrenza con la Puglia da dove proveniva!) dotando la Chiesetta Urbana di belle pitture e di pregiati affreschi, distinti dallo stemma familiare: il più completo ed ancora leggibile è La Natività di Maria Ss.ma del Sodoma, celebre per avere affrescate le stanze Vaticane; oltre che sul bronzo della Campanella, ancora appesa alla piccola vela del tempio votivo. Sul fondo sopra l'arco d'ingresso della porta vi è affrescato in stile secentesco, bello, l'offerta da parte dell'autorità ecclesiastica e di tutta la popolazione, con il Barone, della Comunità alla Madonna delle Grazie: particolare il capo ecclesiastico era Vescovo e vicino « l'abbas » greco. Detta Festa durava 7 giorni: l'ottava della festa veniva celebrata in campagna in località detta « Porticella di Pomarico » oppure « Porticella delle Grazie » (da distinguere da « Porticella di Matera » all'attuale altezza della Chiesa Rupestre del Peccato Originale alla Gravina).

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